Open Action! Novità dall’Open Knowledge Festival 2014

Open Minds to Open Action. Di ritorno da Berlino ecco una riflessione su cosa portiamo a casa dall’esperienza dell’Open Knowledge Foundation Festival: un susseguirsi (intenso) di eventi, un’esplorazione partecipativa e interattiva innestata sul confronto: dibattiti, tavole rotonde e sperimentazioni su una grande varietà di argomenti. Leggiamo nella pagina about del festival: Organised by Open Knowledge and owned, in the broadest sense, by the open community, the Festival will bring together over 1,000 people from more than 60 countries to share their skills and experiences; encouraging them to work together to build the very tools and partnerships that will further the power of openness as a positive force for change. Qui il programma completo della manifestazione. La sensazione (leggera) è stata quella di muoversi attraverso esperienze in cui “Open” non è un aggettivo ma un assunto, non è l’obiettivo ma il presupposto. Di ogni racconto.

Cosa abbiamo scoperto? Quali nuove azioni possiamo innescare con Monithon? Cosa possiamo condividere?

From #OKFEST14 back to Monithon. Tra gli incontri seguiti e quelli fatti per caso nel grande cortile interno del Kulturbrauerei segnaliamo quelli che ci sono sembrati significativi per le nostre maratone di monitoraggio. Una sequenza a ritmi elevatissimi ha mostrato cosa sta succedendo in 28 paesi del mondo in tema di Open Data. Si tratta della sessione Open Government Data updates from around the world: rigorosamente 2 minuti a testa e una slides per descrivere i fatti salienti e le iniziative più interessanti dell’ultimo anno. Per l’Italia siamo intervenuti con Francesca De Chiara di OKFN Italy, citando il nostro “pacchetto” formato da OpenCoesione, Monithon e A Scuola di OpenCoesione, il raduno di Spaghetti Open data e in particolare ConfiscatiBene, oltre a OpenBilanci e il movimento per i dati aperti del SIOPE.  Più in generale, se le linee guida dell’AGID sull’open data sono il segno più positivo in un contesto generale in lenta evoluzione, abbiamo mostrato come esistano ancora forti divari tra Nord e Sud nella pubblicazione di dati aperti a livello locale. Da leggere sulla sessione anche questo storify e la sequenza degli interventi su Etherpad.

Non solo panel. Fuori dai panelabbiamo fatto uno dei più felici incontri del Festival, quello con Happy Feraren, fellow di School of Data e co-fondatrice del progetto Bantay.ph. Si tratta di un’iniziativa anticorruzione attraverso il monitoraggio di servizi pubblici ordinari (come per esempio le richieste di certificati). Le informazioni che si trovano sul portale riportano in maniera semplice i diritti del cittadino e gli obblighi dell’amministrazione che espleta tali servizi. Banthay non è però una semplice repository di lamentele. Rivolto in particolare ai giovanissimi l’obiettivo dell’iniziativa è quello di raccogliere feedback strutturati sulla regolarità dei procedimenti amministrativi. “We are firm believers of the feedback loop. Rating on Facebook and Twitter will only get you so far. If we use proper channels for feedback, we have a chance of actually turning these complaints into cases which can later on lead to reform”. Al termine della raccolta dati sarà possibile verificare il “Red Tape Index” (compliance, transparency, facilities, process flow etc) della propria amministrazione. Intercettare i malfunzionamenti dei percorsi amministrativi, renderli evidenti (invece che rimanerne imbrigliati) e chiederne il cambiamento sulla base di evidenze raccolte è un contributo fondamentale per la lotta alla corruzione, come sta mostrando per esempio anche l’esperienza italiana di Illumiamo la Salute.

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Rafforzare il metodo Monithon. L’analisi di questo processo virtuoso ci ha portato a delle riflessioni su come rafforzare il metodo Monithon, soprattutto dopo aver seguito la sessione sul progetto Open Contracting, promosso dalla Banca Mondiale.  Su OpenCoesione si possono seguire i fondi utilizzati, ad esempio, da una Regione o da un Comune per costruire infrastrutture o sviluppare nuovi servizi. Ma è più difficile capire come gli Enti hanno utilizzato quei fondi, a chi li hanno affidati, quali contratti hanno stipulato con le aziende per la fornitura di beni e servizi.  Il progetto Open Contracting ha messo a punto una serie di principi-guida che includono Participation, Monitoring, and Oversight. Ancor più concretamente, sta sperimentando uno standard unico a livello globale per la pubblicazione dei dati sugli appalti (vedi la loro guida), con già alcuni risultati. In Slovacchia, ad esempio, già dal 2011 i dati sono stati pubblicati dal governo. Così è successo anche in Nepal e Georgia, con esempi di ripubblicazione e visualizzazione dei dati governativi (in PDF…) per renderli più comprensibili e favorire il coinvolgimento e la partecipazione pubblica.  In Georgia, grazie agli open data sui contratti pubblici è stato possibile segnalare che il 6% rappresentavano “casi sospetti” di corruzione o di falsa concorrenza, sui cui basare eventuali indagini giudiziarie. Sono queste le “regole d’oro” del gruppo di lavoro slovacco, tra i primi a mobilitarsi: 1. Get the data, 2. Make it as available as possible, 3. Understand it, 4. Involve people, 5. Take action, 6. Be able to cooperate. Da quanto emerso nel corso della sessione, le principali criticità di questo processo riguardano la disponibilità da parte dei governi di fornire dati completi (es. sui subappalti) e, una volta che i dati sono aperti, l’utilizzo consapevole da parte della cittadinanza. Secondo Eva Vozarova di Fair Play Alliance, “Disclosure is just the beginning”.
E in Italia? Tanto si potrebbe fare attraverso l’uso di strumenti quali il Codice Unico di Gara (CIG) dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (A.N.AC.) per tracciare i flussi finanziari. Sul portale dell’Autorità è pubblicata la banca dati nazionale dei contratti pubblici, con la possibilità di effettuare ricerche e scaricare dati in una sezione “open data” che approfondiremo in un futuro post.Schermata 2014-07-21 alle 15.47.42

Don’t be naive. Con queste parole Beatriz Busaniche (core team member di Creative Commons Argentina, e founding member di Wikimedia Argentina) ha chiuso il suo keynote, sottolineando la necessità di perfezionare e strutturare le pratiche di partecipazione e spinta dal basso affinchè possano davvero sfidare i meccanismi decisionali esistenti.

La prendiamo in parola ribadendo i prossimi obiettivi della nostra community:

1. Sviluppare il metodo Monithon, perfezionando il nostro tookit e renderlo più dettagliato ed usabile da parte di tutti.

2. Sperimentare quello che la Banca Mondiale chiama “closing the loop”, cioè la chiusura di quel teorico ciclo che parte dalla disponibilità di open data sui fondi, passa alla raccolta del feedback da parte degli utenti, per chiudersi con l’azione concreta da parte delle amministrazioni sulla base dei feedback ricevuti.

3. Favorire il coinvolgimento di sempre più comunità nazionali e locali, utilizzando il metodo di “formare i formatori”: lo staff nazionale di Monithon è a disposizione per fare da catalizzatore e far partire le azioni indipendenti delle comunità e garantire la necessaria scalabilità al nostro progetto.

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Chiara Ciociola @chiaracio
Luigi Reggi  @luigireggi

 

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