Una mattinata perfetta – il Monithon a Potenza
La sensazione, a parlarne dopo tre giorni, ad emozioni (appena) sopite, è che sia successo qualcosa di bello, sabato 22 febbraio. Perché si sono coagulate intorno ad un’idea gruppi di persone, organizzazioni, professionalità, singoli cittadini che sarebbe stato difficilissimo mettere insieme volutamente, con una pianificazione ordinata e scientifica.
E poi c’era il sole, dopo settimane di grigio e di pioggia.
Ci siamo visti tutti davanti a Cibò, ormai diventato covo di innovatori sociali in generale e di cittadini monitoranti in particolare. C’eravamo tutti: Roberta, Michele, l’altro Michele, Sara, Tiziana e almeno altre 10 persone.
Il caffè. La distribuzione delle spillette con il logo Monithon. L’organizzazione (forse organizzazione è una parola grossa, diciamo piuttosto il “io vado lì, chi viene con me?”). Un sorriso per le telecamere 🙂
E si va.
Io sono con Peppe, Elena, Michele, Decio. Soprattutto sono con Sara “farfallina d’acciaio” Lorusso, una giovane brillante giornalista de Il Quotidiano della Basilicata. La nostra meta è Largo D’Errico, in pieno centro storico di Potenza. Lì c’è un palazzo appartenuto ad una famiglia storica della città, ora di proprietà del Comune, che grazie ai fondi di coesione sta tentando di ricavarne uno spazio espositivo, per completare il “polo museale” del centro, insieme al Museo Nazionale Dinu Adamestaenu, che affaccia sulla stessa piazzetta. Imploso durante il terremoto del 1980 (erano crollati tetto e solai, miracolosamente in piedi le mura esterne), e rimasto a lungo inaccessibile e diroccato, Palazzo D’Errico è stato oggetto di varie ipotesi di riutilizzo del bene. Fino ad alcuni anni fa, quando in occasione del Bicentenario di Potenza Città capoluogo l’amministrazione lanciò l’idea di farne un polo museale dedicato al Risorgimento. Tra mille difficoltà di gestione e rimodulazione dei fondi e continui stop al lavori, il cantiere – terminata la messa in sicurezza – è da tempo in una fase di stasi.
In effetti lo spettacolo non allarga il cuore: il palazzo è interamente circondato da impalcature. I teli antipolvere ondeggiano, e tutto intorno c’è una recinzione che rende il sito inaccessibile. Facciamo qualche foto, dall’esterno. Stiamo quasi per andarcene, un po’ delusi, quando ci rendiamo conto che qualcuno ci sta guardando, con benevola curiosità. Ci presentiamo. Lui è il signor Paolo, ha una bottega di barbiere nel vicoletto che dà sulla fiancata di palazzo D’Errico, e sa tutto di quel luogo. Sara non se lo lascia sfuggire, e si fa raccontare tutta la storia. Il signor Paolo ha perfino una foto storica, dentro la sua bottega, nella quale ci invita ad entrare, di com’era largo D’Errico prima del terremoto, negli anni ’70 (le interviste e il video del sopralluogo sono state allegate alla scheda di monitoraggio). Un altro pezzo di mondo, rispetto ad ora: nel cortile c’era un’edicola di giornali, di cui alcuni di noi si ricordavano, e di cui possiamo ora testimoniare l’esistenza.
Ce ne andiamo. A Piazza del Sedile, poche decine di metri più in là, un altro colpo di fortuna: incontriamo il sindaco di Potenza che esce dal Municipio. Altra intervista, altre foto.
Ormai abbiamo tutto quello che ci serve per compilare la scheda.
Il sole c’è ancora.
Come dicevo, una mattinata perfetta.
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